“Ripeti con me: i dati della ricerca non sono miei, i dati della ricerca non sono miei“. Così Wainer Lusoli, funzionario della Commissione Europea, introduce il tema dei diritti sui dati.
Per chiarire meglio questi aspetti legali sulla proprietà e la protezione dei dati, potete leggere
Introduction on ownership of rights in research data, 2018 di Margoni, Thomas, McCutcheon, Miss Valerie, Burrow, Ms Sheona
How do I know if my research data is protected? OpenAIRE guide, 2018
Il diritto d’autore (L.633/1941) non si applica infatti ai dati grezzi, poiché il diritto tutela la specifica forma espressiva con cui l’informazione è presentata, non l’informazione in sé (art. 1 e 2).
Esiste poi un “diritto sui generis” sulle banche dati, che tutela lo sforzo economico del costitutore della banca dati nell’ottenimento dei dati stessi (non nella creazione), ed è regolamentato dalla Direttiva 96/9/EC, ripresa dagli articoli 102 bis e 102 ter della Legge sul Diritto d’autore (L.633/1941).
Se invece siamo in presenza di un database creativo, originale per “selection or arrangement of their contents” (Art. 3), allora si applica anche il Diritto d’autore.
Questo grafico di Simone Aliprandi e il relativo articolo [Quali diritti sui dati?, 2014] approfondiscono la questione, distinguendo tra semplici informazioni, banche dati non creative e banche dati creative:
Perché occorre associare una licenza ai dati
Una licenza è uno strumento giuridico attraverso il quale il detentore dei diritti permette alcuni utilizzi della propria opera.
In mancanza di una licenza, e data la complessità dei principi sulla tutela dei dati, eventuali riutilizzatori si troverebbero in una zona grigia del diritto, senza sapere cosa poter fare con i dati stessi e con il dubbio di dover chiedere sempre il permesso al costitutore della banca dati.
Una licenza è in sostanza un permesso concesso a priori.
Poiché sui dati grezzi non esiste un vero diritto d’autore, si ritiene che lo strumento più appropriato sia la Creative Commons Zero (CC0): un documento con cui il costitutore della banca dati rinuncia all’esercizio dei suoi diritti di tutela, rilasciando quindi i dati in un regime di pubblico dominio, riutilizzabili da chiunque senza alcun vincolo.
Così facendo, ogni tipo di riuso dei dati è permesso. Ciò non toglie che chi riutilizza un dataset debba citare la fonte, secondo ogni buona prassi scientifica. Per aiutare gli utenti, è utile inserire una citazione già predisposta che possa essere copiata per attribuire il credito dovuto.
L’adozione di una licenza Creative Commons Attribution (CC BY), che prevede l’attribuzione, può non essere corretta né legalmente sostenibile, proprio perché i dati non sono tutelati dal diritto d’autore. A maggior ragione non sono opportune le licenze NC – Non Commercial e ND – No Derivatives, che di fatto bloccano il riuso dei dati.
Creative Commons Factsheet on Open Science spiega bene tutti questi passaggi.
Per approfondire:
Open licensing, 2018 (con FAQ sulle licenze e sui più comuni dubbi)
Why do we need to licence, 2018
Fact sheet on Creative Commons and Open Science, 2017
S.Aliprandi, Quali diritti sui dati, 2014
S.Aliprandi, Il fenomeno Open data, Ledizioni 2014
A. Ball, How to License Research Data, 2014