L’Open Access è un canale di serie B?Watch Full Movie Online Streaming Online and Download
No, l’Open Access abbatte le barriere di accesso, non la qualità.
Negli archivi aperti vengono depositati prodotti di ricerca, soprattutto materiale peer-reviewed. È vero che non c’è controllo di qualità a priori, ma che interesse ho come autore a diffondere al mondo intero un lavoro mediocre o scientificamente non solido?
Nelle riviste Open Access la peer review è garantita in forme spesso più aperte e innovative. I servizi offerti da editori quali PLoS e riviste quali eLife e PeerJ sono i più innovativi nel panorama editoriale attuale.
Depositare in Open Access rende più facile il plagio?
No, al contrario, con il deposito in un archivio aperto si ottiene la certificazione della paternità intellettuale con una data certa.
Le licenze Creative Commons, spesso associate al materiale pubblicato su riviste Open Access o depositato negli archivi, hanno come requisito minimo proprio l’attribuzione della paternità intellettuale.
Pubblicare in Open Access garantisce quindi la massima circolazione delle idee, nel rispetto delle norme sul Diritto d’autore, rinegoziando con un Addendum i tradizionali contratti di edizione che prevedono la cessione di tutti i diritti, oppure associando al proprio lavoro una Licenza Creative Commons.
Pubblicare in Open Access non costa niente?
Letteratura ad accesso aperto non significa letteratura esente da costi.
I costi di gestione degli archivi aperti vengono supportati dalle istituzioni, e depositare è a costo zero per gli autori.
Per garantire un workflow efficace e una peer-review di qualità, alcune riviste richiedono il pagamento di una quota per coprire le spese relative al processo di pubblicazione (Article Processing Charges). Questi costi possono essere previsti nel budget iniziale per la ricerca, e vengono coperti dalle istituzioni di appartenenza. Una tabella dei costi è curata da BioMedCentral.
La scelta in Open Access è di far ricadere i costi (minimi) su chi produce la ricerca invece che sui lettori, per assicurare la massima disseminazione.
Molti editori commerciali tradizionali offrono un’opzione Open. È utile?
No, poiché l’articolo può essere reso Open Access immediatamente con il deposito nell’archivio aperto. Anche in caso di embargo, i metadati sono comunque ricercabili.
Di fatto si tratta da parte degli editori di un doppio costo imposto, poiché la rivista resta in abbonamento e l’istituzione deve pagare, ma viene richiesto anche un pagamento per il singolo articolo. È un’opzione da sconsigliare.
L’Open Access vuole distruggere l’editoria tradizionale?
Il progetto dell’Open Access è costruttivo, non distruttivo. Si tratta di un canale alternativo e complementare. Lo scopo è quello di fornire, di fronte alla vertiginosa spirale dei prezzi delle riviste scientifiche, un canale di accesso libero ai risultati della ricerca.
L’Open Access può convivere con l’editoria tradizionale (come di fatto sta accadendo). Gli sviluppi futuri dipendono dall’incremento delle scelte Open di autori e istituzioni.
Modelli di sostenibilità economica alternativi sono allo studio.