- l’Open Access non è in contrasto con la peer-review, anzi, molte riviste adottano forme più aperte e trasparenti;
- l’Open Access si applica solo alla letteratura scientifica “give away”, ossia quella per cui gli autori non ricevono alcun compenso se non il riconoscimento della comunità internazionale;
- la conoscenza scientifica è un processo incrementale. L’accesso ai risultati è necessario per chi fa ricerca, non può restare chiuso dietro abbonamenti spesso esosi;
- ogni comunità scientifica ha la sua via all’Open Access: la modalità adatta per i fisici, che diffondono pre-print da anni, non lo è per i medici, che hanno maggiori esigenze di controllo dei dati; l’area umanistica a sua volta sta trovando canali propri funzionali al veicolo principe di trasmissione del sapere, la monografia;
- l’Open Access è compatibile con il Diritto d’Autore, anzi ne costituisce una maggiore presa coscienza e in certo modo un rafforzamento: l’autore è invitato a mantenere tutti i diritti sulla sua produzione intellettuale;
- l’Open Access è stato individuato come il canale preferenziale per la libera disseminazione dei risultati delle ricerche finanziate con finanziamenti pubblici, come dimostrano
- le politiche di sempre più numerosi enti di ricerca nel mondo
- la posizione della Commissione Europea nel documento Innovation Union
«In 2012, the Commission will propose a European Research Area framework and supporting measures […]. They will notably seek to ensure through a common approach […] dissemination, transfer and use of research results, including through open access to publications and data from publicly funded research»
- la Dichiarazione dell’OECD – Organization for Economic Cooperation end Development (2004)
- la presa di posizione dei Ministri del G8 il 12 giugno 2013, che sostengono ai punti 3 e 4 l’apertura ai dati e all’informazione scientifica